Foto di rocchetti di filo bianco nel nostro deposito

È possibile produrre su larga scala e rimanere sostenibili?

Anche l’abbigliamento, come tutti gli altri settori, deve accelerare la transizione ecologica. Ma questo è compatibile con la produzione di massa?

Ricordi? Era il 2015, a Parigi. I paesi del mondo, riuniti per la COP 21, stabilivano un obiettivo fondamentale per il nostro pianeta: raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. Una sfida immensa, che voleva dire vivere diversamente, senza aspettare oltre.
Tra le grandi abitudini da cambiare, c'è il nostro modo di consumare, ovviamente, ma ancor prima il nostro modo di produrre. Ad esempio, produrre quello che ci serve senza causare danni alla biodiversità, all’acqua, all’aria e al clima. Una questione di vasta portata, che ne richiama molte altre. In particolare, la quantità: per l’ambiente, è meglio produrre poco un po’ ovunque oppure tanto nello stesso posto? In altre parole, i grandi impianti produttivi sono diventati "antiecologici"? Cerchiamo di rispondere qui!

Produrre vuol dire avere un impatto

Per iniziare con il piede giusto, ricordiamo un fatto non proprio entusiasmante: produrre inquina. Questo indipendentemente dalla quantità o dal prodotto. Ovviamente, non tutti i tipi di produzione hanno lo stesso impatto. Produrre un’auto, una salsa di pomodoro o un libro non avrà gli stessi «effetti negativi». Ma quando si produce un bene di consumo, l’impatto non è mai “zero”.Il settore tessile lo sa molto bene.
Secondo le stime, genera ogni anno 1,7 miliardi di tonnellate di CO2 e tra il 4 e l’8% delle emissioni globali di gas serra. C’è da dire che ogni anno, in tutto il mondo, si vendono più di 100 miliardi di vestiti. Una produzione che è raddoppiata tra il 2000 e il 2014!

Di tutte le fasi del ciclo di vita di un indumento, l’estrazione delle materie prime e la produzione sono quelle che emettono più gas serra. Parlando della produzione, la fonte principale è l’energia consumata dai macchinari. Infatti, poche catene produttive sono alimentate con energia al 100% rinnovabile. Molto spesso, bisogna ancora bruciare carbone, gas o petrolio. Secondo due importanti studi, di McKinsey e Quantis, i macchinari tessili generano circa il 69% delle emissioni totali di CO2 del settore.

Questo per chiarire la portata della sfida…

Produrre su larga scala e rimanere sostenibili? Sì, ma...

Rimane una domanda: è più sostenibile produrre poco o tanto? La risposta non è così ovvia (sarebbe troppo facile)! Esistono pochissimi studi di grande portata sul collegamento tra il volume della produzione e l’impatto ambientale.

In compenso, dal 1990, un ambito della ricerca si interessa all’impatto ambientale della produzione su grande scala, e in particolare all’ecologia industriale. L’idea? Concepire l’industria come un ecosistema a sé, con i suoi flussi di materia e di energia, e far sì che non sia in conflitto (o lo sia il meno possibile) con il suo ambiente naturale.

In Francia, il governo definisce il concetto di ecologia industriale così: «L’unione volontaria delle risorse da parte degli attori economici di un territorio, nell’ottica di risparmiarle o di migliorare la produttività». Nel campo della produzione tessile, si tratta ad esempio di condividere le infrastrutture, le attrezzature, i servizi o le risorse per consumare meno complessivamente.

Pertanto, l'ecologia industriale apre la porta a una produzione su grande scala con un "impatto minore". Nel suo libro Vers une écologie industrielle, lo svizzero Suren Erkman, grande esperto di questo concetto, parla più precisamente di quattro macro obiettivi concreti:
- la valorizzazione dei rifiuti tramite il riciclo o il riutilizzo (in DECATHLON, lavoriamo anche su questo)
- la minimizzazione dei rifiuti (i prodotti chimici, per esempio),
- l’aumento della produttività delle risorse (produrre di più con meno risorse),
- la decarbonizzazione dell’energia (per eliminare le emissioni di gas serra).

Per i suoi sostenitori, l’ecologia industriale si integra nella cosiddetta «economia circolare», che è basata su una triplice strategia: ridurre, riutilizzare e riciclare.

Le condizioni di una produzione pensata meglio

Come abbiamo visto, la produzione industriale può tendere verso una sostenibilità maggiore. L’emergenza ambientale e gli obiettivi dell’Accordo di Parigi impongono di rispettare i principi dell’ecologia industriale così come concepiti negli anni Novanta. Insomma, è questione di spingersi oltre… Riportiamo qui alcune condizioni aggiuntive:

- eco-ideazione. Precede la produzione e consiste nel progettare un prodotto in modo che generi meno effetti negativi per tutto il suo ciclo di vita. Può trattarsi di ripensare il design di uno zaino per usare meno tessuto (minimal waste design), per renderlo più semplice e quindi consumare meno energia (ad esempio, con una cucitura invece di tre), per renderlo riciclabile una volta arrivato al fine vita, ecc.

- qualità. Un indumento più ecologico è, prima di tutto, un indumento che dura di più. L’idea è di conciliare quantità e qualità: produrre molto, sì, ma bene. Una maglietta che si consuma dopo tre lavaggi avrà un bilancio carbonico pesante rispetto a una maglietta fatta per durare diversi anni.

- distribuzione. Produrre su grande scala, in luoghi lontani, per poi spedire tutto in aereo è molto dannoso per l’ambiente. La sfida, quindi, è rendere più green la Supply Chain, soprattutto passando dal trasporto aereo al trasporto ferroviario (a fine 2023, in DECATHLON il trasporto aereo è pari allo 0,03%).

L’importante adesso, sottolineano i ricercatori, è consumare meno E meglio: fibre biologiche, prodotti con label, materie riciclabili, tessuti alternativi (lino e canapa), ecc. Il tutto... facilmente accessibile su larga scala!

Eco-ideazione: la nostra idea della progettazione!

Eco-ideazione: la nostra idea della progettazione!

Oltre ad offrirti prodotti tecnici sportivi, i nostri team di progettazione s'impegnano ad idearli in modo più rispettoso dell'ambiente. Ciò è possibile grazie all'eco-ideazione.

Photo de fibres de coton

L'approvvigionamento di cotone da DECATHLON

En tant que concepteur de produit, il est primordial pour nous de porter un regard responsable sur le coton que nous utilisons.