I vestiti fanno davvero il giro del mondo prima di essere comprati?

I vestiti fanno davvero il giro del mondo prima di essere comprati?

Quanti chilometri ha viaggiato quella bella maglietta che hai voluto regalarti: 100, 1.000, 10.000? Abbiamo fatto il punto su quanto viaggiano i vestiti.

Vedendoli per lo più nei nostri armadi e guardaroba non si direbbe proprio, ma i vestiti viaggiano tantissimo. Anche se non ce ne rendiamo conto, la maggior parte degli abiti che compriamo ha attraversato molte frontiere, navigato per diversi mari, percorso in lungo e in largo uno, due o tre continenti, e macinato centinaia e centinaia di chilometri. Navi mercantili, camion, aerei... Dai campi di cotone fino al negozio all’angolo, il viaggio della tua maglietta preferita è stato lungo e complicato! Ma si può davvero dire che ogni vestito ha fatto il giro del mondo prima di essere comprato?

Il ciclo di vita dei vestiti: un itinerario complesso

I circuiti di produzione e distribuzione cambiano talmente tanto in base ai marchi, ai paesi e ai prodotti che è difficile calcolare con precisione quanto viaggiano i vestiti. Ma se i parametri che influiscono sulla distanza totale sono molti e molto vari tra loro, una cosa è comunque certa: tra una tappa e l’altra del ciclo di vita dei vestiti c’è sempre il trasporto.

In pratica, i vestiti viaggiano lungo quattro direttrici principali:

🧵 Dal punto di estrazione al punto di trasformazione delle fibre.
Parliamo del trasporto della materia prima verso l’impianto che la trasformerà in tessuto. Ad esempio, dal campo di cotone alla filatura. O anche dai pozzi di petrolio allo stabilimento che produce tessuti sintetici, come il poliestere.

🏭 Dalla produzione del tessuto alla manifattura. Questa volta, viene trasportato il tessuto grezzo (bobine di filo di cotone, gomitoli di lana, rotoli di poliestere, ecc.) verso lo stabilimento dove si producono i vestiti.

🏬 Dal punto di produzione al punto di vendita. Vale a dire la distanza tra l’ultimo stabilimento e il negozio dove compriamo i vestiti.

🗑 Dalla prima persona che li usa fino al loro fine vita. Qui parliamo dei chilometri percorsi dai vestiti che non vogliamo più tenere, e che pertanto possono finire: nella spazzatura (cioè, in discarica); nel circuito del riciclo (in un centro di smistamento); nel mercato dell’usato (a un’altra persona); in beneficenza (a un’associazione). A seconda dei casi, i chilometri percorsi dai vestiti sono pochi... o migliaia (se spediti in un Paese lontano).

Le tappe intermedie sono frequenti, o addirittura regolari. La sola produzione può avvenire in luoghi diversi: taglio della stoffa in uno stabilimento; cucitura in un secondo; “nobilitazione” (candeggio, tintura o stampa) dei tessuti in un terzo... A volte, ognuno di questi si trova in un Paese diverso. Anche la distribuzione comprende diverse tappe intermedie: luogo dell’imballaggio; luogo dello stoccaggio; deposito della logistica; negozio; ufficio postale per gli ordini online, ecc.

Come avrai capito: più il ciclo di vita è sparpagliato qua e là, più chilometri faranno i vestiti. In pratica, a parte questo bel maglione lavorato ai ferri dalla mia cara nonna nel palazzo di fronte, con la lana della regione filata qui in zona, la stragrande maggioranza dei vestiti fa molta strada...

Il jeans, re dei Globetrotter

Come abbiamo detto, calcolare l'esatta distanza percorsa dai vestiti è complesso. C'è stato comunque chi ha provato a ricostruire passo passo il lungo itinerario di un indumento per tutto il suo ciclo di vita. L'esempio che su tutti resta celebre è il jeans.

Diversi studi si sono interessati a questo amatissimo capo della nostra epoca, che vende più di 2 miliardi di pezzi ogni anno in tutto il mondo. In Francia, l’ADEME (l’agenzia per l’ambiente e il controllo dell’energia) ha pubblicato una ricerca rigorosa sull’argomento. Le sue conclusioni lasciano senza parole: dal campo di cotone al negozio, un paio di jeans può percorrere fino a 65.000 km. Ossia, 1,5 volte il giro della Terra.

Come è possibile? I motivi principali sono due. Primo, l'alta specializzazione dei molti attori economici coinvolti, ognuno dei quali si occupa di una determinata tappa della produzione e distribuzione dei jeans. Questo significa che il processo è molto frammentato e i jeans passano da un attore all’altro seguendo un lungo percorso industriale. Secondo la minimizzazione dei costi, che vede le aziende spostare la produzione là dove costa meno. Nell’industria della moda, questo vuol dire soprattutto in Asia e Africa.

L'esempio con i jeans studiato dall’ADEME vede il cotone crescere negli Stati Uniti per poi venire spedito in India per la filatura e la tessitura. Da lì, i tessuti arrivano in Cina per essere cuciti. La tintura, invece, viene fatta in Brasile e il metallo dei bottoni proviene dalla Namibia. Il prodotto finito viene mandato in Tunisia per la sabbiatura, che dà l’effetto usato molto amato dai consumatori. E conclude il suo viaggio in Europa, fino ai nostri negozi.

Un costo ecologico da mettere in conto

Secondo l’ADEME il settore dell’abbigliamento produce ogni anno 1,2 miliardi di tonnellate di CO2, cioè il 2% delle emissioni mondiali di gas serra. E se le tendenze dei consumi rimangono le stesse (visto soprattutto il successo del poliestere, che produce il triplo di CO2 del cotone), la quota potrebbe raggiungere il 26% nel 2050.

Paradossalmente, il trasporto è una voce minoritaria nel bilancio del carbonio di un capo di abbigliamento.Infatti la maggior parte dei gas serra viene generata nelle fasi di estrazione e produzione. Ciò non toglie che ogni chilometro percorso dai nostri indumenti è fonte di CO2. E questo è importante da sapere, soprattutto alla luce del riscaldamento climatico e della crisi ecologica che minacciano il nostro pianeta.

Per ridurre i chilometri percorsi e tenere sotto controllo il bilancio del carbonio dei nostri armadi, una soluzione è massimizzare l’uso dei vestiti. Possiamo farlo in tre modi:
- comprare preferibilmente quello che ci serve davvero;
- far durare al massimo i nostri vestiti ;
- dare loro una seconda vita quando non li usiamo più, regalandoli o riciclandoli:mai gettare i vestiti nella spazzatura.

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