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Il futuro della riparabilità

Perché la riparabilità è il futuro dell’umanità! Ok, forse stiamo esagerando un po’. Ma non più di tanto, vedrai.

La fine che facciamo fare ai beni di consumo fa parte dell’equazione da risolvere per costruire un mondo sostenibile. A essere precisi, è proprio ora di rimettersi a imparare un’arte tanto nobile quanto utile e che abbiamo un po’ dimenticato: riparare i nostri oggetti.

Non è più una novità: la crisi ecologica sistemica che stiamo vivendo ci obbliga a rivedere le nostre abitudini di vita e di consumo. In un pianeta che continua a superare i suoi limiti (per il principio dei limiti planetari), è proprio arrivata l’ora di fare economia di risorse e dire basta al grande spreco... Nella vita di tutti i giorni diventa quindi centrale il concetto di riparabilità.

Il felice ritorno della riparazione

Quest’arte, come ben saprai, non nasce oggi ma esiste dalla notte dei tempi... ed è figlia del buon senso, cioè quando si rompe una cosa, si ripara! Un fatto ovvio che le nostre società moderne hanno però dimenticato, a favore della nuova e cattiva abitudine di buttare quello che si rompe e ricomprarlo nuovo. Una logica, questa, diventata ormai insostenibile e che apre la strada al ritorno della buona vecchia abitudine di tenere bene le cose. Il concetto di riparabilità non ha nulla di misterioso. Un oggetto può vivere più a lungo se è possibile sostituire o riparare uno o più pezzi.

E si oppone a un altro concetto, molto discusso da qualche tempo: l’obsolescenza programmata, ossia il fatto di progettare i prodotti con una durata di vita limitata obbligando così i consumatori a ricomprarli regolarmente.

Con la riparabilità, invece, si entra nella logica virtuosa e sobria dell’economia circolare.In altre parole, si esce dallo schema "produrre > consumare > gettare" per tornare a una dinamica che consuma poche risorse e materie prime:produrre > usare > riparare (o riciclare) > riutilizzare.

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Riparare? Un gioco da bambini!

Ok, non sempre ma spesso. Con qualche spiegazione, poi, ce la si cava meglio. E si dà il caso che abbiamo dei tutorial fatti a puntino.

Riparabilità: un sistema dove tutti ci guadagnano

(Ri)mettersi a riparare gli oggetti che usiamo tutti i giorni ha solo dei vantaggi.

Vediamo a grandi linee quali sono:
- per i consumatori, un bel risparmio di denaro. Invece di ricomprare un prodotto nuovo, si può ottenere la stessa cosa (cioè, usare il prodotto) pagando meno. Semplice ed efficace!
- per l’ambiente, i vantaggi sono tanti. Un oggetto riparato è un oggetto in meno da produrre. E rifiuti in meno da smaltire. Ma anche un risparmio di elettricità, acqua, carburante e materie prime... In altre parole, un modo per ridurre molto la propria impronta ecologica.
- per il produttore, la riparabilità ha anche delle virtù. Oltre a contenere l'impronta ecologica, evita i costi legati al cambio di prodotti difettosi o rotti. È più conveniente cambiare la cerniera di uno zaino che non tutto lo zaino.
- per la comunità, possiamo dire che l’arte della riparazione favorisce e rinforza i rapporti sociali. Fablabs, repair cafés, laboratori di riparazione in negozio: in Francia, posti come questi diventano sempre più numerosi e offrono altrettante occasioni di incontrarsi, condividere le proprie conoscenze e soluzioni in un'atmosfera collaborativa.
- per l’economia, infine, la riparabilità permette di creare filiere locali e posti di lavoro che non si possono delocalizzare. È più facile riparare la bici o la cerniera dello zaino dietro l’angolo piuttosto che dall’altra parte del mondo…

Cosa dice la legge esattamente?

La riparabilità è entrata a pieno titolo nella legislazione francese grazie alla legge antispreco del 2020 a sostegno dell'economia circolare (la legge “Agec” che abbiamo accennato prima). La riparabilità viene trattata al capitolo “Agire contro l’obsolescenza programmata”.
Cosa possiamo imparare? Prima di tutto, che la legge ha creato uno strumento completamente nuovo: un Indice di riparabilità.

Elaborato dall’ADEME, permette di informare i futuri consumatori del grado di riparabilità del prodotto che intendono comprare, su una scala da 0 a 10. Un voto che tiene conto di 5 criteri:
1. La facilità con cui è possibile smontare il prodotto.
2. La disponibilità dei pezzi di ricambio.
3. Il prezzo della riparazione.
4. La disponibilità della documentazione tecnica.
5. Fattori specifici legati al tipo di prodotto (ad es., uno strumento per misurare l’usura).

Questo Indice di riparabilità (che dal 2024 si chiamerà "Indice di sostenibilità") si applica solo a una categoria precisa di dispositivi elettrici ed elettronici. Nello specifico: smartphone, computer portatili, televisori, tosaerba, aspiratori o anche lavatrici.
La legge sprona all’azione anche altri settori. Dal 2022, ad esempio, gli attori della filiera “articoli per lo sport e il tempo libero” (cioè, noi!) devono finanziare dei fondi per promuovere campagne di sensibilizzazione ma anche abbassare i costi di riparazione.
Ultima novità promossa dalla legge: la stampa 3D per i pezzi di ricambio non disponibili.

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E in DECATHLON?

DECATHLON ha messo l’obiettivo della riparabilità nero su bianco nel suo statuto. E ha preso
impegni ben definiti. Il primo? Rendere riparabile il 30% dei prodotti entro il 2026. E ripararli davvero quando serve.

Un prodotto viene considerato riparabile se può essere riparato almeno nell’80% dei casi rilevati.

“L’attenzione alla riparabilità non è una novità in DECATHLON, ricorda Julie Soulignac, Product Manager Sviluppo Sostenibile Riparabilità.Alcune marche pionieristiche lavorano a questa sfida da tanto, come Itiwit per gli sport di pagaia”. Anche lo sviluppo dell’ecodesign ha premuto l’acceleratore in questo senso. La riparabilità è uno dei suoi criteri base.Un prodotto viene considerato riparabile se può essere riparato almeno nell’80% dei casi rilevati.

Rimane da standardizzare la procedura. DECATHLON si è ispirata all’indice sviluppato dall’ADEME e ha creato al suo interno un proprio standard.“Ci siamo basati sui primi 4 criteri (facilità di smontare, disponibilità dei pezzi, prezzi e documentazione) per costruire un sistema di valutazione che testiamo da più di 2 anni sui nostri prodotti”.
È un processo lungo, come si può immaginare. “Si tratta di integrare progressivamente questo nuovo standard in quelle che chiamiamo le “Decathlon Conception Rules” (DCR), cioè le regole alla base della progettazione di tutti i nostri prodotti.È un lavoro enorme che richiede necessariamente del tempo”.Per riuscirci, DECATHLON ha inventato un nuovo mestiere: il “Leader riparabilità”. Le sue missioni? Analizzare l’offerta, organizzare la disponibilità dei pezzi di ricambio, gestire la creazione dei tutorial sulla riparazione per il sito Decathlon Support, e coordinare il lavoro delle diverse squadre coinvolte.

Per andare oltre

Che cos'è un prodotto sostenibile?

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Spoiler: se l'alluce buca la punta della calza, se il copertone si buca già nei primi chilometri, non sono prodotti sostenibili.