Cosa minaccia la biodiversità? quali sono le conseguenze?
Il rapporto 2019 della Piattaforma intergovernativa scientifico-politica per la biodiversità e i servizi ecosistemici (IPBES, in inglese) lancia l’allarme: «1.000.000 di specie minacciate di estinzione».
Perché esiste una minaccia per la flora e la fauna e da dove proviene? Le cause sono molteplici ma hanno tutte origine dall’essere umano. Secondo questo rapporto, in termini di incidenza troviamo:
al primo posto, il cambiamento di destinazione di acque e terreni:
intendendo con ciò, lo sfruttamento degli oceani e l’antropizzazione dei territori. Gli spazi naturali vengono via via erosi dall’urbanizzazione. Questo fenomeno causa l’impoverimento del suolo. Le superfici diventate impermeabili provocano l’erosione – oltre a un maggior numero di inondazioni, non essendo più i terreni in grado di assorbire acqua –, e il cemento diffuso un po’ ovunque favorisce l’aumento delle temperature.
Attualmente, il 75% delle risorse di acqua dolce è destinato all’agricoltura e all’allevamento del bestiame. Senza dimenticare la costruzione delle dighe. La trasformazione di diverse aree al servizio dell’essere umano lascia sempre meno spazio agli organismi viventi e riduce le catene alimentari.
al secondo posto, lo sfruttamento diretto di alcuni organismi:
Pensiamo alla pesca intensiva, all’eccessivo sfruttamento delle foreste o anche alla produzione agricola. La prima non permette alle specie di rinnovarsi nuocendo così ai loro ecosistemi. E riguardo alle altre due cause, riducendo le superfici boschive il riscaldamento climatico aumenta.
al terzo posto, il cambiamento climatico:
Le sue conseguenze aumentano e così la sua incidenza sugli organismi viventi negli anni a venire. L’innalzamento delle temperature causa cambiamenti nella distribuzione delle specie sui territori, quando non le minaccia direttamente. Le catastrofi naturali che ne derivano o le forti variazioni nelle temperature influiscono in modo meccanico sui cicli di vita. Pensiamo ad esempio agli alberi da frutta che fioriscono a febbraio e gelano a maggio.
al quarto posto, l’inquinamento:
In primo luogo, l’inquinamento dell’aria, del suolo e dell’acqua causato da sostanze chimiche, fertilizzanti, plastiche, ecc. Tutto ciò produce i suoi effetti non solo sull’ambiente, ma anche sui vari habitat. La plastica non è solo causa di 400 zone morte negli oceani, ma anche del cattivo stato di salute (se non della scomparsa) di numerosi organismi viventi che ne ingeriscono le acque.
Anche l’inquinamento luminoso e quello sonoro disturbano gli organismi viventi costringendoli a modificare il loro habitat.
al quinto posto, le specie esotiche infestanti:
Queste specie, introdotte dagli esseri umani in modo involontario o meno, finiscono per soffocare la fauna e la flora locali. E con una varietà più limitata di risorse alimentari, non possiamo che assistere all’impoverimento della diversità.
Queste cinque cause sono all’origine dell’erosione degli organismi viventi e minacciano anche gli esseri umani. Esattamente come la COP21 ha permesso di stabilire dei limiti al riscaldamento climatico che i vari Paesi si sono impegnati a rispettare, anche la biodiversità è in attesa di un suo quadro normativo. La seconda sessione della COP15 sulla biodiversità è stata rimandata più volte a causa dell’emergenza sanitaria e si dovrebbe tenere in Cina nel 2022 per far fronte a questa sfida.