Ma perché un’azienda dovrebbe decidere di lanciare un nft di “vecchia” tecnologia?
Ottima domanda. Apparentemente il motivo è semplice. O comunque lo sembrava quando Valentin Auvinet, Leader NFT di DECATHLON, me lo ha spiegato: la compatibilità con il più grande marketplace (il posto virtuale dove si comprano e si rivendono gli NFT). Certo, ha la sua importanza.
Ma… non è tutto. È possibile scegliere un meccanismo che consuma meno energia. Quindi è arrivato il momento di parlare di un nuovo concetto: Proof-of-Stake (PoS). Un meccanismo molto diverso dalla Proof-of-Work, il metodo “tradizionale” con gli algoritmi.
La Proof-of-Stake non si basa sul principio di mining (che comporta dei calcoli da fare) ma… per questo, ho chiesto l’aiuto di Valentin: “È una validazione con un sistema di voto. Il "peso" dei voti è legato al numero di utilizzatori che hanno delegato il loro potere tramite l’ammontare di criptovalute che possiedono”.
Ricorda che la PoS consuma meno energia grazie alla sua modalità di funzionamento. Per approfondire l’argomento, il sito Tezos prova a dare una sua spiegazione: “Nel caso della prova di partecipazione, i validatori non sono in concorrenza tra loro per risolvere gli enigmi crittografici. Invece, la rete distribuisce la produzione di blocchi in base alla percentuale di partecipazione di una persona nella rete."
Per farsi un’idea, un trasferimento sulla rete Tezos consuma circa 2,4 E-4 g di CO2e a ciclo, ossia 2,5 g CO2e a transazione. Per fare un confronto, un’e-mail consuma 4 g di CO2e a transazione.