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Cos’è l’economia circolare?

Come (e perché) l’economia circolare può cambiare il nostro modo di produrre e consumare?

Sistema di altri tempi che ha ripreso vigore con la transizione ecologica, l’economia circolare promuove una produzione e un consumo delle risorse più attenti, ma anche un modello economico più giusto sul piano sociale. 

Lo sviluppo dell’economia circolare

L’economia circolare guadagna ogni giorno un po’ più di terreno nelle nostre vite... Gli esempi sono tantissimi, anche se a volte non li notiamo nemmeno. La troviamo in uno zaino prodotto con bottiglie di plastica riciclate, o in un mobile che compriamo al mercatino dell’usato, e che così trova una seconda o una terza casa. O anche in una bici che davamo per spacciata ma che alla fine il negozietto dietro casa ha riparato. Nel nostro smartphone riconfigurato, nella borraccia coscienziosamente riempita al rubinetto, e anche (o soprattutto?)… tra i nostri rifiuti, di cui una parte sempre più grande viene valorizzata.

In breve, economia circolare vuol dire ripensare il nostro modo di consumare: invece di acquistare un prodotto nuovo, usarlo e gettarlo (il che equivale all’economia lineare),
l’obiettivo è far durare il più possibile quel prodotto (e le sue materie prime grazie all’upcycling e al riciclo), cioè acquistarlo d’occasione, prestarlo, noleggiarlo, farlo riparare, ecc. Il riciclo è l’ultima tappa, quando tutte le altre soluzioni sono state messe in pratica. Il tutto incentivato e sostenuto da aziende che propongono servizi (e prodotti) che vanno nella stessa direzione.

L’economia circolare non smette di crescere, e questa è una buona notizia. L’altra buona notizia è che crea tantissimi nuovi posti di lavoro (l’Ufficio Internazionale del Lavoro sottolineava già nel 2018 lo stretto legame tra ambiente e lavoro).
E se da un lato deve essere sostenuta di più e meglio, dall’altro la sua rinascita rimane un segnale molto positivo, e per più di un motivo: l’ambiente, ovviamente, ma anche i rapporti economici, sociali e umani che contribuisce a tessere. Panoramica di un concetto prezioso, dalle sue origini alle declinazioni attuali.

Da dove viene il concetto di economia circolare?

L’economia circolare non è figlia dei tempi moderni, anzi! Prima di essere chiamata così, a partire dagli anni Novanta, questo modello esisteva sotto altri nomi da (molto) tempo.
«Il modello dell’economia circolare è vecchio, come attestato da molti
storici
.Lo si può addirittura considerare il modello dominante fino alla fine del XIX secolo», ricordano i ricercatori Helen Micheaux, Rémi Beulque e Franck Aggeri, nella loro opera di riferimento sul tema L’économie circulaire (ed. La Découverte, 2023).
All’epoca, raccontano, «il termine rifiuto non era nell’uso corrente» e «tutto veniva riutilizzato o lasciato decomporre in modo naturale». Per citare qualche esempio: gli stracci riutilizzati per produrre carta, i fanghi animali e urbani per fertilizzare, le ossa trasformate in colla, il grasso in candele, ecc. Un’economia circolare che crea tantissimi posti di lavoro e collega strettamente tra loro la città, l’industria e l’agricoltura.

Eclissata dalla rivoluzione industriale, e dal sorgere del cosiddetto modello «lineare», l’economia circolare ha fatto il suo ritorno alla fine del XX secolo, sull’onda dello sviluppo sostenibile. Il concetto in sé viene formulato per la prima volta in un’opera di economia nel 1989, prima di diffondersi e imporsi a partire dal 2010 come rimedio per cercare di contenere il superamento dei limiti del pianeta.

Definizione di economia circolare

Anche se non esiste una definizione ufficiale, noi adottiamo quella data dall’ADEME (l’agenzia francese per l’ambiente e il controllo dell’energia) che riassume bene il concetto:
«L’economia circolare è un sistema economico di scambio e produzione che, a ogni stadio del ciclo di vita dei prodotti (beni e servizi), punta ad aumentare l’efficacia dell’uso delle risorse e a diminuire l’impatto sull’ambiente senza rinunciare al benessere delle persone».

L’economia circolare punta, quindi, a limitare gli sprechi, abbandonando un modello considerato dannoso, quello dell’economia lineare, fondato sulla logica inversa: estrarre-produrre-consumare-gettare. Con l’economia circolare, l’obiettivo ultimo è un ciclo di vita dei prodotti senza fine e senza dispersione. Pertanto, si applica a tre grandi fasi: produzione, consumo e trattamento dei rifiuti.

Per praticità, si parla spesso delle quattro «R» dell’economia circolare.Vale a dire delle quattro principali strategie che la rendono possibile:
. RIDURRE: limitare il consumo delle risorse naturali (energia, acqua, ecc.) e la produzione dei rifiuti (una pista può essere il Minimal Waste Design, ad esempio).
. RIUTILIZZARE: non produrre nuovi materiali e prodotti inutilmente.
. RIPARARE: far durare i prodotti più a lungo.
. RICICLARE: creare prodotti senza estrarre nuove materie prime.

A queste 4 «R» talvolta se ne aggiungono delle altre, come RIFIUTARE (di comprare quello che non serve davvero), RISTRUTTURARE (invece di ricostruire) o anche RIPENSARE (il proprio modello di vita e di consumo).

Va notato, infine, che le squadre di ricerca distinguono ormai due tipi di economia circolare in base agli sforzi e agli investimenti messi in campo:
. la circolarità debole, che è un adattamento a margine del modello lineare dominante;
. la circolarità forte, più ambiziosa, che dà priorità a un uso sobrio, a una più lunga durata di vita dei prodotti e a un maggior numero di usi.

Gestione dei rifiuti, riciclo... quali sono i vantaggi del modello circolare?

Vantaggi ambientali

Tutt'altro che limitata alla questione ambientale, l’economia circolare punta a ottenere risultati su più fronti.

Vantaggio ambientale: in riferimento alla crisi climatica, tra le altre, è il vantaggio di cui si parla di più oggi. Sobria, razionale e ragionata, l’economia circolare rallenta lo sfruttamento delle risorse naturali e la quantità dei rifiuti da trattare. I vantaggi sono tanti: estraendo meno risorse, si limita l’impatto sull’ecosistema, la distruzione dell’habitat e l’inquinamento; con il risultato che si frena l’erosione della biodiversità, una delle nostre grandi alleate per combattere il riscaldamento climatico.

Inoltre, producendo meno e riutilizzando di più, l’economia circolare permette di ridurre le emissioni di gas serra. Ricordiamo che, secondo l’agenzia europea per l’ambiente, la fabbricazione e l’uso dei prodotti sono responsabili del 9,10% delle emissioni di gas serra nell’UE. La gestione dei rifiuti, invece ammonta al 3,32%.

In realtà, come dice un rapporto della fondazione Ellen MacArthur, attuando strategie di economia circolare anche solo in 5 ambiti chiave (cemento, alluminio, acciaio, plastica e alimentazione) sarebbe possibile eliminare, entro il 2050, quasi la metà delle emissioni mondiali di gas serra legate alla produzione dei beni, cioè 9,3 miliardi di tonnellate di CO2e.

Cos’è l’economia circolare?

Vantaggi economici e sociali

La circolarità ha molte virtù sul piano economico. Aumenta la competitività delle aziende, incentiva l’innovazione e genera posti di lavoro. L’economia circolare potrebbe creare più di 700.000 posti di lavoro nell’UE entro il 2030, la maggior parte sostenibili e non delocalizzabili.
Infatti, si stima che le attività di riparazione, riutilizzo o riciclo producano un numero di posti di lavoro 25 volte più grande rispetto allo smaltimento puro e semplice dei rifiuti!
Un altro vantaggio importante è il notevole risparmio per i cittadini e i consumatori, grazie alla vendita dell’usato, alla riparazione e al riutilizzo.

Vantaggio strategico

La circolarità aumenta la resilienza dell’economia diminuendo la sua dipendenza dalle materie prime. Meno vulnerabile alle fluttuazioni (di prezzi e approvvigionamenti) sui mercati internazionali, l’economia diventa più stabile, e soprattutto più indipendente. E questo è un vero e proprio vantaggio strategico in un contesto in cui la domanda mondiale è in pieno boom. L’Eurostat stima che oggi l’UE importa circa la metà delle materie prime che consuma.

Gli strumenti dell’economia circolare

L’economia circolare, che progredisce in certe regioni (tra cui l’UE), ha ancora molta strada davanti a sé. Secondo l’ultimo rapporto della Circle Economy Foundation, la circolarità dell’economia mondiale, in realtà, ha fatto un passo indietro negli ultimi anni! Frenata dalla crescente estrazione delle materie prime, è passata dal 9,1% nel 2018 al 7,2% nel 2023.

Quindi è importante fare leva sugli strumenti disponibili. Tra questi:
- L’ecodesign : uno dei grandi requisiti essenziali per allungare il ciclo di vita dei prodotti. Quasi l’80% dell’impatto ambientale di un prodotto viene determinato dal modo in cui è progettato ! Il punto è studiare, prima di tutto, come potrà essere smontato, riparato e riciclato.

- Riciclo: un passaggio obbligato. Un esempio semplice: in una tonnellata di smartphone è possibile trovare una quantità di oro 200 volte più grande che in una miniera naturale! Quindi è fondamentale prima di tutto sviluppare le filiere e sensibilizzare i cittadini.

- Le reti locali e solidali: consumando “locale” è possibile attivare i circuiti corti, tipici dell’economia circolare. Pensiamo, ad esempio, alle associazioni di consumatori che sostengono i produttori agricoli locali creando un collegamento tra i cittadini e il loro territorio.

- La seconda mano: il mercato dell’usato è un elemento centrale dell’economia circolare, perché permette di limitare nuove produzioni (il famoso «Ridurre»). Indumenti, libri, attrezzature sportive, dispositivi elettronici, ecc. Le occasioni per rivendere e comprare non mancano!

- La manutenzione e la riparazione: per far durare di più i prodotti, ritardando così il loro fine vita e riducendo la quantità di rifiuti. Si tratta di riparare prodotti talvolta difettosi, sostituire i pezzi consumati, fare una manutenzione regolare. Prevenire invece che curare!

- L’economia della condivisione.Si sviluppano i cosiddetti scambi «tra pari», che consistono nel condividere o scambiarsi un bene o un servizio tra consumatori. Qui citiamo il car sharing o il car pooling; il prestito, lo scambio o il noleggio di attrezzi (per il bricolage, ad esempio); o anche i sistemi di scambio dei servizi.

In generale, l’economia dell’uso, contrapposta al tradizionale modello di proprietà dei beni, è un’alternativa efficace: meno produzione, meno sprechi (se la produzione è ridotta, anche il consumo di risorse naturali, materie prime, energia e acqua diminuisce). Anche l’allungamento della durata di vita è considerato fin dalla progettazione in quanto i prodotti vengono studiati per essere usati in modo intensivo e sostenibile, favorendo la riparazione, il riutilizzo e il ricondizionamento prima del riciclo a fine vita. In breve, il principio è sempre lo stesso: usare, riparare, far durare… Il riciclo come soluzione ultima.

Cos’è l’economia circolare?

Come avviare la transizione verso l’economia circolare?

La transizione verso un’economia circolare implica un cambio di paradigma collettivo.

Questo richiede la mobilitazione di tutti gli attori:
Le persone,che possono adottare comportamenti di consumo più ragionati.
Le aziende, che possono progettare prodotti di ecodesign, sviluppare modelli di riparazione e rivalorizzazione.
Le istituzioni, che possono attuare politiche incentivanti e normative adeguate.

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